Vi Presento Ousman
Ousman sull’isola di Lampedusa, una decina di giorni dopo il salvataggio nel Mediterraneo. Lampedusa, Italia. Aprile 2017. ©Pamela Kerpius/Migrants of the Mediterranean
Di:
Pamela Kerpius
Registrato:
28 aprile 2017
Pubblicato:
2017
Traduzione:
Nick O’Connell
Vi presento Ousman.
Ha 16 anni ed è originario di Brikama, in Gambia.
Per raggiungere Lampedusa ha attraversato sei stati: il Gambia, il Senegal, il Mali, il Burkina Faso, il Niger e la Libia, lo stato più pericoloso di tutti.
Il suo viaggio è durato circa nove mesi.
È arrivato ad Agadez, in Niger, in cinque giorni ed è rimasto in questa città quattro mesi. Agadez è caldissima ed essendo un punto di partenza per i trafficanti che attraversano il deserto, ha trovato subito lavoro come venditore d’acqua. Ousman distribuiva brocche ai camion pieni di migranti pronti ad attraversare il deserto.
Ha attraversato il deserto del Sahara nel retro di un furgoncino con altre 25 persone, tra le quali una donna e un bambino di circa 8-10 anni. Il viaggio, che solitamente dura 4-5 giorni, è invece durato 10 giorni perché il furgoncino aveva problemi meccanici. Hanno quindi finito l’acqua e hanno cercato disperatamente qualcosa da bere; ad un certo punto, si sono imbattuti in una sorgente da cui bevevano degli animali.
Dormiva sotto il furgoncino perché la sabbia era troppo calda a causa del sole. Non ci sono alberi nel deserto. Solo carcasse di animali morti e le tombe dei migranti morti durante il viaggio. Queste sono cose molto comuni.
Appena al di fuori dal confine libico, il furgone è stato fermato e sono stati derubati. Coloro che non avevano soldi, fra cui Ousman, sono stati fatti scendere e sono stati picchiati con delle catene.
È poi arrivato a Baye, in Libia (non riesco a confermare lo spelling del nome della città), dove si è fermato una notte per poi proseguire fino a Sebha, sempre in Libia.
Ousman è rimasto a Sebha due mesi lavorando per un libico per mettere da parte abbastanza soldi per proseguire il viaggio. “Non è un bel posto”, dice Ousman della città libica. Questa è solitamente la descrizione che ogni migrante usa quando inizia a parlare del posto dove ha sofferto maggiormente.
“Sentivo sempre colpi di armi da fuoco”, ricorda Ousman. Un suo amico, di appena 18 anni, è stato sparato nella gamba durante la sua pausa perché scambiato per un fuggitivo.
Il centro migranti è sorvegliato da guardie e diviso in due sezioni. Una è tutta all’aperto, dove Ousman dormiva su un tappetino; non c’erano letti.
Ha continuato a lavorare ma a volte non veniva pagato. Spesso non gli veniva data nessuna ricompensa per un’intera giornata di lavoro. Ne’ cibo, ne’ acqua, ne’ soldi.
Mentre era a Sebha è stato rapito, riportato nel deserto e derubato dei 15 dinari che aveva con sé. Gli ho chiesto a cosa stesse pensando mentre gli è successo tutto ciò visto che era praticamente ancora un bambino. “Ai trafficanti non importa nulla. Vogliono solo soldi.”
È stato poi venduto a una prigione di Sabrata dove è rimasto due mesi. Le cose funzionano così. Una persona ti rapisce, ti deruba di quel poco che hai e poi ti vende a un’altra persona che ti tiene come ostaggio per un riscatto o ti mette ai lavori forzati.
È stato picchiato tutti i giorni nella prigione a Sabrata. Beveva l’acqua del water e solo a volte c’era cibo; quando gli veniva dato qualcosa, tipicamente era un miscuglio di acqua e farina.
L’acqua nel campo scarseggiava sempre. Gli era permesso farsi una doccia una volta al mese.
È stato venduto ancora, questa volta a una prigione a Sebha. Lo hanno messo su un pullman per il trasferimento, ma è riuscito a scappare. Dopo due giorni di cammino ha incontrato un libico che gli ha permesso di fermarsi fuori da casa sua.
A volte accendeva un fuoco per riscaldarsi. Alcune notti gli è piovuto addosso. Non aveva né cibo né acqua. È rimasto a lavorare per il padrone di casa facendo giardinaggio e altre faccende fino a quando gli è stato pagato il viaggio fino alla palapa; non gli ha mai dato uno stipendio.
Ha aspettato al campo costiero di Sabrata due settimane prima che la sua imbarcazione salpasse.
Ha attraversato il Mar Mediterraneo a mezzanotte su un gommone con altre 141 persone, tra queste 21 donne, cinque di loro incinte. C’era anche un neonato. Sono rimasti in mare per 12 ore. Sono stati salvati dalla Guardia Costiera che li ha portati a Lampedusa alle 6 del mattino un giorno del fine settimana di Pasqua in aprile del 2017.
“Siamo così grati alll’Italia per averci salvati.”
Ousman è un essere umano straordinario.
Da sinistra a destra: Ousman, Fatou (22, del Gambia), Yanks (20, del Gambia) e Malick (17, del Gambia). A Lampedusa, aprile 2018. ©Pamela Kerpius/Migrants of the Mediterranean